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Book no. 1
illogicaMente
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"illogicaMente" di Cecilia Martino, I edizione Aracne editrice Ottobre 2018; I edizione Il Filo S.r.l. Ottobre 200

Breve nota dell’Autrice

A distanza di oltre dieci anni, scelgo di dare nuova vita a questa silloge che per me è stata un po’ come una figlia nata prematura, una creatura fragile di cui quasi mi vergognavo perché, come tutte le forze meno addomesticabili che attraversano certi momenti dell’esistenza, è una creatura ribelle, audace e spietata.

Più che vagabonda, spaesata.

Più che amorevole, disincantata.

Più che docile, disadattata.

E ora più che mai degna di amore.

La dedico a quella stagione della vita così spudorata e complessa, qual è l’adolescenza.

Book n.3
Il mestiere del dare
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"Il mestiere del dare" di Cecilia Martino, Aracne editrice, ottobre 2018

“Il mestiere dal dare” raccoglie poesie dell’Autrice dal 2007 al 2017 portando a maturazione i temi già presenti in nuce nella prima silloge “illogicaMente” (2006).  La tensione dialettica giovanile cede il passo a un più consapevole dialogo dell’accoglienza che trova nella visione poetica del mondo la sua naturale consacrazione. Gli enigmi della vita, (amore e morte, solitudine e interconnessione con il tutto, gioie e dolore, viaggio e immobilità, impermanenza e durata, essere e tempo) vengono riassorbiti nel fraseggio poetico che, lungi dall'essere un virtuosismo letterario fine a se stesso, aderisce alla vocazione più intima dell’anima.

Ogni vita è intimamente poetica e l’Autrice offre al lettore la sua personale trasformazione denudandosi di ogni falsità e lasciando che nella versione integrale risuoni l’autenticità di chiunque accolga tali versi. È una trasformazione che solo il “fare poetico” rende possibile, non avendo altra missione che questa: il mestiere del dare. Lasciare che la Vita si compia attraverso di noi richiede un atto di resa rivoluzionaria che fa piazza pulita di qualsiasi schema mentale. L’alternativa al letteralismo è darsi al mistero senza pretesa di risolverlo.  

Book no. 6
Un qualsiasi giorno a Varanasi
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Un qualsiasi giorno a Varanasi” di Cecilia Martino, Formato Kindle, Amazon Media EU, Novembre 2018

Benares è una delle città più sacre e controverse dell'India. Qui molti hindu scelgono di terminare la loro vita perché qui, si dice, è più facile terminare il ciclo delle rinascite.Per l'Autrice il soggiorno in questo luogo intriso di misticismo e pervaso da una ritualità a volte esasperante, si trasforma in un viaggio di trasformazione e di transito dalla vita alla morte, e viceversa. I disagi fisici, emotivi, spirituali che man mano emergono nell'esperienza della voce narrante in bilico tra osservazione distaccata e immersione partecipativa, diventano codici per superare paure, resistenze e condizionamenti riconducibili, in sostanza, alla grande Paura Originale: la paura di morire. Alla fine di questo viaggio di iniziazione, che il lettore può intraprendere a sua volta in queste poche ma intense pagine del racconto, si avrà la chiave segreta che conduce alla liberazione finale. La morte è un processo irreversibile e indispensabile alla vita, ha a che fare con la paura di lasciare andare, di perdere il controllo e di ignorare il dialogo con gli aspetti invisibili della realtà, il contatto con l'anima. Ci sono luoghi del mondo dove questo linguaggio dell'invisibile non parla delicatamente bensì urla a fauci spalancate, e costringe chi vi accede con una certa sensibilità e apertura, ad ascoltarlo. Uno di questi luoghi è senza dubbio Varanasi, la città dove la protagonista del viaggio scoprirà che anche la morte è amore.”

Book no. 2
“Lessico famigliare di Natalia Ginzburg. Inseguendo un libro s’incontrano le persone”
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di Rosalba Durante, Sandra Giuliani, Cecilia Martino, Kogoi Edizioni, Roma 2014

 
Ci sono libri di cui si conoscono le storie anche senza averli mai letti. Perché le storie nate nei libri continuano anche senza di loro. E se per caso un libro incontrasse dal vero il lettore che l’aspetta? Una magia, a metà tra la letteratura e la vita… un lessico famigliare. I libri restano nella memoria in tanti modi, anche partendo da un rifiuto iniziale che poi si traduce in una riscoperta e in un amore senza limiti, come accade a Rosalba Durante che a Lessico famigliare ha dedicato un lavoro lungo e paziente di ricerca documentaria o come accade a Cecilia Martino che, appena trasferitasi a Torino, scopre in un tragitto quasi magico, come un libro possa durare per sempre nella vita delle persone…

Book no. 4
“Comunità mediatiche. Il sacro e il profano delle nuove tribù tecnologiche” 
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di Cecilia Martino, Bulzoni 2002, Collana Comunicazione e spettacolo

“Si dice che una cosa – qualsiasi cosa – portata all’estremo tramuti nel suo contrario. Probabilmente è ciò che sta avvenendo oggi nel campo della comunicazione dove – fuor di metafora – l’eccessiva presenza di strumenti per comunicare porta in realtà ad un vuoto che della comunicazione ne priva l’essenza: il contenuto. La smaterializzazione che la nuova tecnologia digitale ha causato nel campo della circolazione delle informazioni, e non solo quelle, si estende infatti anche al livello sociale offrendo (o infliggendo?) all’uomo una dimensione esistenziale in cui l’apparenza (l’estetica e la finzione) acquista, anzi riacquista (come nelle tradizionali società primitive, ma con una connotazione più negativa), un ruolo predominante. E il risvolto meno gratificante di una più generale riappropriazione tribale dell’esistenza, di cui la tecnologia digitale è supporto e carnefice allo stesso tempo. Alla luce di tutto questo, come e cosa pensano allora le nuove «tribù» dei tempi post-moderni? Per adattarsi ai cambiamenti indotti da nuove tecnologie l’uomo impiega più tempo di quanto queste impieghino ad evolversi, e le velocità planetarie della nostra epoca possono depositare ritardi cognitivi non indifferenti, a dispetto di tanti conclamati avanzamenti culturali. Da tale paradosso prende le mosse questa ricerca e ne trae senso ancor prima che valore: mai come adesso diventa doveroso far luce sul «fattore umano» di una rivoluzione, quella digitale appunto, che ha modificato il concetto stesso di «comunicazione», di cui tanto si avvale la propaganda mediologica del nuovo Millennio”.

"Ci sono momenti così perfetti che tutto tace

 e le cose, tutte le cose, smettono di avere un nome. 

Non serve chiamarle, sono al loro posto. 

E ti tengono per mano."

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